venerdì 13 settembre 2019

“Schizofrenico”, “bipolare”... e chi più ne ha più ne dica!

Le malattie psichiatriche sono una cosa seria perciò se non sapete cosa significano termini come “schizofrenico” o “bipolare”, evitate di usarli a minchia.
L’utilizzo, nel parlare comune, di termini psichiatrici, e soprattutto di quelli che identificano specifiche diagnosi, è probabilmente un fenomeno non nuovo ma a me sembra che sia in deciso, deprecabile incremento.
Intendiamoci, lungi da me reclamare una esclusività da “casta” del linguaggio psichiatrico e tantomeno auspicare l’ignoranza della psichiatria da parte dei non addetti ai lavori, anzi! Più se ne sa e meno se ne ha paura, più si può comprendere e dunque gestire, non stigmatizzare e via discorrendo.
Ma, appunto, si deve sapere e non far finta di sapere perché “fa figo”, giusto?
Il termine “bipolare” fa riferimento a un preciso disturbo dell’umore che appunto oscilla patologicamente fra i due poli della depressione e della maniacalità. Non ha nulla a che fare, dunque, col cambiare repentinamente parere, con il nutrire sentimenti opposti verso la stessa persona o situazione e con i tanti altri suoi abusi da parte degli ignoranti che se ne riempiono la bocca.

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